#1 Investire in NFT: stai sbagliando tutto
Tutto quello che devi sapere per investire in questa nuova asset class chiamata NFT. Attenzione però: come per gli investimenti in asset alternativi occorre un po' di studio.
Disclaimer: nessun contenuto presentato in questo testo è da intendersi come consiglio finanziario.
Ho parlato di cosa sono gli NFT e cosa è la blockchain. Vorrei però concentrarmi su perché tutto questo è importante a livello economico, finanziario, culturale. I token non fungibili sono una nuova e potenziale asset class digitale. E no: la maggior parte degli NFT che hai visto sinora non sono buoni investimenti.
Nozioni di investimenti alternativi
Asset è il termine utilizzato nel mondo degli investimenti per identificare i beni, tangibili o intangibili, suscettibili ad una valutazione economica. Esempi di asset sono in ordine sparso: denaro contante, terreni, azioni, obbligazioni, immobili, eccetera. Per identificare una categoria generale si parla di asset class. Gli NFT per quanto sia difficile immaginare, hanno parecchie caratteristiche in comune con altri beni che rientrano nella categoria degli asset alternativi.
Gli investimenti alternativi, come la parola suggerisce, sono una categoria a parte rispetto a quelle più conosciute ed esplorate. Tra queste rientrano tutti quegli asset cosiddetti illiquidi, ovvero che spesso non hanno un elevato volume di compravendite come, per esempio, le azioni e gli altri asset tradizionali. Alcuni esempi di asset alternativi sono: beni di lusso o vintage, vini, opere d’arte, orologi, carte da collezione come figurine, fumetti e libri, autografi di personaggi famosi, ma anche: monete da collezione, francobolli, ed altro ancora. Generalmente il livello di rischio, ovvero la possibilità di perdere tutti i soldi, in questo genere di investimenti, è molto elevata.
Probabilmente vi starete chiedendo com è possibile che gli oggetti sopra citati possano rientrare nella categoria degli investimenti? Per capirlo meglio dobbiamo provare a definire cosa sia un investimento. La definizione più generale è la seguente: si tratta dell’impiego di risorse, come il denaro, in entità come aziende, oppure in beni materiali ed immateriali, con il fine di accrescerle nel tempo. Quindi di aumentarne il valore iniziale. L’incremento nel tempo di queste risorse, ovvero degli investimenti, si ottiene principalmente tramite l’apprezzamento del capitale iniziale, per esempio quello che hai comprato è ora più costoso. Oppure con la generazione di un reddito ricorrente, per esempio un affitto, un pagamento ricorrente sotto forma di dividendo e così via.
Investire in NFT (come asset digitale)
Allontaniamoci per un attimo dalle definizioni economiche per tornare al cuore del nostro argomento. Gli investimenti alternativi, infatti, condividono molte caratteristiche con gli NFT. Per esempio la nicchia del collezionismo. Le caratteristiche fondamentali e più considerate in questi asset sono, solitamente le seguenti:
stato di conservazione dell’oggetto/bene
autenticità e provenienza (per esempio anno di pubblicazione, ente certificatore e così via)
scarsità, specie se in serie limitata o numerata
La digitalizzazione di un token, permette di mantenere lo stato di conservazione ed immutabilità massimi, ed al tempo stesso la blockchain certifica la sua originalità senza equivoci. Ecco quindi che, come abbiamo visto, il concetto di scarsità digitale crea il resto.
Alcuni esempi di possibili investimenti in questa potenziale asset class sono le carte da collezione. Nell’esempio che segue parlo di quelle dei giocatori di football americano.
Le figurine
Il progetto Candy Digital ha portato il concetto di rookie card, ovvero la prima apparizione professionale di un atleta nella sua stagione d’esordio, sulla blockchain di Ethereum. La prima serie di queste carte, 22 in totale tante quante gli atleti, scommette sulla carriera di queste giovani promesse del college NCAA (una sorta di under 21) in quanto potenziali future star della NFL (la serie A del football americano, per intenderci). Sono state rilasciate in tre differenti livelli di rarità, tutte numerate: copia unica, 100 copie, e serie comune da 1920 copie. Il prezzo di listino parte dai $20,21 più una decina di dollari per i costi della blockchain. Perché è un investimento? Perché come con le carte da collezione fisiche, riconosciute dagli addetti ai lavori come asset alternativo, questi NFT condividono le stesse qualità. Per chi ha senso investirvi: appassionati di football americano e sport, che magari già collezionano carte fisiche. Così da unire utile e dilettevole.
I francobolli
Un altro modo per investire in questa categoria di asset digitali è quello di affacciarsi al mondo filatelico. Pochi lo sanno ma il primo francobollo ufficiale, ad incorporare un crypto token, è stato rilasciato dalla poste di Gibilterra nel 2018. Sebbene rilevante dal punto di vista storico, questo in realtà crea confusione perchè il token associato ai francobolli fisici è fungibile (ovvero monetario, con funzione economica e non collezionistica). Fatta questa precisazione, il primato va alle poste Austriache che nel 2019 hanno rilasciato il primo, vero, prodotto filatelico con una controparte NFT. Questi francobolli, dal valore nominale di 6,9€, andarono letteralmente a ruba. Stampati in una serie cartonata limitata a circa 150 mila copie, i crypto stamp sono composti da una parte fisica, il francobollo vero e proprio, e da un token virtuale da collezione. Esatto, il token è l’elemento collezionistico che crea un precedente storico, ed anche i più scettici del mondo crypto ed NFT, ma con la passione per la filatelia, si sono dovuti ricredere.
Nella primissima serie del 2019, sebbene tutti i francobolli siano esteticamente identici, di colore nero, l’elemento che li contraddistingue è il loro alterego virtuale. Quest’ultimo, infatti, in base al colore può essere più o meno raro. Ci sono cinque livelli di rarità: rosso, giallo, blu, verde, nero. Come se il mondo filatelico non fosse già complicato di suo, i crypto stamp più rari, oltre per il colore, si distinguono anche per il loro seriale univoco. Questi asset si possono acquistare sia fisici sia digitali (nel solo token, senza il francobollo) in marketplace come OpenSea ed eBay. A Febbraio 2022, il prezzo di uno di questi, compresi di francobollo fisico ed NFT, si aggirava intorno ai 30€ incluse le spese di spedizione.
L’arte d’autore
L’arte è un asset class particolarmente studiata e ricercata da parte dei consulenti finanziari, specie per i loro clienti più abbienti. Infatti, è pratica comune dei family office (le aziende di servizi finanziari che seguono una o più famiglie facoltose nella gestione dei loro patrimoni) acquisire pezzi unici per diversificare i portafogli dei loro assistiti. Per chi non può permettersi la proprietà, la conservazione e la messa in sicurezza di intere opere fisiche e di discreto valore, esiste un’opzione chiamata frazionalizzazione. Ovvero l’acquisto in multiproprietà di un oggetto. Un gruppo d’acquisto, insomma. Ecco quindi che i token diventano un nuovo modo per gestire questo tipo di asset, senza incorrere in tutti gli altri oneri.
Uno tra i servizi più innovativi è Particle, una startup che acquista opere d’autore e sfrutta la blockchain per registrare i contratti di proprietà. La missione di quest’azienda è acquisire opere di grande impatto storico e culturale, custodirle in una sorta di museo permanente o itinerante (prestandole a gallerie ad esempio) ma digitalizzandone la proprietà grazie alla creazione di 10 mila NFT unici. Infatti, le opere di Particle vengono scannerizzate ad altissima risoluzione e divise in 10000 NFT unici, ognuno rappresentante il singolo frammento in una griglia virtuale di 100x100 quadratini.
Il collezionista che acquisisce uno o più token, in teoria, ne condivide la proprietà insieme agli altri collezionisti. Sottolineo il discorso proprietà, in quanto in questo caso la questione si fa piuttosto complicata. Particle, per ragioni normative, leggi internazionali ed altro ancora, è costretta detenere i diritti e la proprietà dell’opera stessa. Dunque questi token, legalmente, non rappresentano un vero e proprio contratto di proprietà. Per rendere i collezionisti i veri proprietari dell’ valore, è stata istituita una DAO (Digital Autonomous Organization, un ente autonomo controllato anche dai collezionisti) con tutta una serie di benefici e diritti di voto per i proprietari dell’NFT. La prima opera acquistata da questa società è dello street artist ed artista contemporaneo più famoso del momento: Bansky. I singoli NFT sono stati venduti per $1500 l’uno su una blockchain ecosostenibile chiamata Avalanche.
I fumetti
Per capire quanto l’utilizzo della tecnologia blockchain sia importante ma non del tutto centrale all’esperienza, è il caso di parlare dei fumetti digitali. La miglior piattaforma del momento è VeVe. Si tratta di un’app per smartphone e tablet (non è possibile accedervi da computer) con funzionalità avanzate ed immersive come la realtà aumentata. Utilizza una blockchain completamente centralizzata, ovvero proprietaria e dunque soggetta al controllo dell’azienda stessa. Per intenderci, gli utenti non possono spostare gli asset a loro piacimento. In poche parole non sono i veri proprietari degli NFT. Nonostante questo, a fine 2021 contava oltre mezzo milione di utenti ed un volume di scambi per quasi 2 milioni di token . Ad oggi conta centinaia di prodotti digitali licenziati dai più grandi colossi, come Disney e Warner Bros. Proprio Marvel (che è parte di Disney) è il caso studio più interessante: la riedizione in digitale dei primi fumetti di Spider-Man, venduti originariamente per pochi dollari, ed in diversi gradi di rarità, hanno macinato record di vendite tra i collezionisti per svariate migliaia di dollari. Sebbene il fumetto in sé sia una copia digitale senza alcuna controparte fisica (letteralmente è una riproduzione dell’originale) questo concetto è altamente apprezzato tra i collezionisti. Come abbiamo visto per le carte sportive, anche i fumetti in NFT godono di caratteristiche condivise con mondo fisico: originalità, stato di conservazione, e scarsità.
Conclusioni: bisogna diversificare
Mai mettere tutte le uova nello stesso paniere, si dice nel mondo degli investimenti. Per investire in questo settore occorre studiare e fare delle scelte su dove allocare il proprio capitale. Proprio come con la finanza tradizionale, il futuro investitore in questa nuova asset class, deve capire qual è il proprio orizzonte temporale. Gli esempi ripotati in questo articolo sono, a mio modesto parere, tutti orientati al lungo periodo. Il messaggio che vorrei passare è che investire in NFT va fatto con cautela e, come per altre asset class rischiose, l’esposizione deve essere ponderata. Per esempio tra l’1% ed il 5% del vostro portafoglio. Ricordate, infine, che dopo tutto qualunque asset può andare a zero, occorre quindi investire solo una piccola parte che si è disposti a perdere.